Dott. Giancarlo Garioni
Dottore commercialista,
revisore legale e consulente d’azienda

Via libera a cartolarizzazioni e covered bond su ogni settore di attività, su qualunque asset un’azienda possa detenere a magazzino e che abbia un qualche prezzo di mercato di riferimento.

La norma sul pegno non possessorio introdotta dal governo con il decreto legge varato lo scorso 29 aprile in materia di procedure esecutive e concorsuali, racchiude in sé un enorme potenziale in termini di sviluppo di nuovi strumenti per il finanziamento della crescita delle pmi. 

Lo scrive MF Milano Finanza.

L’istituto del pegno non possessorio prevede infatti che il debitore che dà in pegno un bene mobile destinato all’esercizio dell’impresa (per esempio un macchinario) possa continuare a utilizzarlo nel processo produttivo, mentre nell’ordinamento precedente perdeva l’uso del bene gravato da pegno.

“Per favorire l’impresa nelle attività di produzione del reddito in caso di fabbisogno di accesso al credito, viene introdotto il principio del pegno non possessorio, grazie al quale il debitore che dà in pegno un bene mobile destinato all’esercizio dell’impresa (per esempio un macchinario) può continuare a utilizzarlo nel processo produttivo (mentre nell’ordinamento precedente perdeva l’uso del bene gravato da pegno)”, aveva infatti spiegato il Consiglio dei ministri nella nota diffusa al termine della riunione a Palazzo Chigi, aggiungendo che a questo fine verrà introdotto “un registro digitale, tenuto dalla Agenzia delle entrate, denominato Registro dei pegni non possessori”.

Subito avvocati e consulenti hanno colto la palla al balzo, perché l’occasione è davvero interessante, persino per il settore alimentare, che già in qualche misura era favorito su questo fronte. 

Le pmi, infatti, potrebbero trarne grande giovamento. E infatti le aziende più grandi e già strutturate lo hanno capito. “Stiamo ragionando sulla possibilità di strutturare cartolarizzazioni che prevedono beni fungibili  e  duri come collaterale», ha commentato Alessia Vianello, cfo di Granarolo, intervenuta al convegno, raccogliendo l’assist di alcuni imprenditori.

Alcune imprese o meglio  cfo di alcuni  gruppi, «negli ultimi anni ha cambiato pelle, passando da essere un gruppo focalizzato completamente su un determinato e specifico  prodotto a una compagine che produce anche altri prodotti, il che comporta investimenti nel magazzino e permette l’internazionalizzazione.

Fatto questo che però a sua volta richiede investimenti». 

Secondo il regime legislativo vigente, infatti, ha spiegato, “l’efficace costituzione del pegno su beni  mobili richiede lo spossessamento del bene concesso in garanzia. Il  costituente è dunque nell’impossibilità di disporre del bene dato in pegno  poiché lo stesso si costituisce con la consegna al creditore della cosa o del  documento che conferisce l’esclusiva disponibilità della cosa.  

Lo spossessamento ha quindi reso difficile, se non impossibile,  utilizzare come garanzia i beni che l’imprenditore utilizza nell’ordinaria  attività: i macchinari; le merci destinate alla lavorazione; e infine i prodotti  rendendo particolarmente gravoso l’accesso al credito garantito”.

Venuto meno il requisito dello spossessamento, ha concluso, “il bene gravato da pegno non  possessorio può addirittura essere trasformato dal debitore o dal terzo concedente  e in tal caso il pegno si trasferisce al prodotto risultante dalla trasformazione;  può essere alienato dal debitore o dal terzo concedente e in tal caso il pegno si trasferisce al corrispettivo della cessione del bene gravato;  può essere oggetto di disposizioni da parte del debitore o del terzo  concedente  e in tal caso il pegno si trasferisce al bene sostitutivo acquistato con tale corrispettivo”.

Ma soprattutto tutto ciò significa che tutti gli imprenditori iscritti nel registro delle  imprese, sebbene gli stessi non aderiscano ad alcun consorzio possono usufruire del pegno non possessorio e che possono essere oggetto del pegno tutti i beni mobili, esistenti o futuri, destinati  all’esercizio dell’impresa (indipendentemente dall’origine tutelata o dalle  caratteristiche del bene), a esclusione dei beni mobili registrati che  rimangono soggetti ad ipoteca. 

A tutte le piccole imprese fornitrici di aziende più grandi per le quali, “si potrebbe strutturare un’operazione simile a quelle che sono state condotte  per un gruppo di utility venete. 

Ognuna delle aziende in questione ha emesso un minibond con caratteristiche simili, questi minibond sono stati acquistati da un spv che li ha cartolarizzati e che ha emesso titoli abs, i quali sono stati a loro volta sottoscritti da investitori istituzionali e dalla Bei. Le utility hanno però un merito di credito in media più alto di quello che potrebbero avere delle pmi di un determinato settore, che sono piccoli produttori e quindi a mio avviso l’associare come garanzia della struttura un pegno non possessorio su asset diversificati e appetibili del magazzino potrebbe essere un’ottima soluzione per rendere attraenti i titoli per gli investitori”.

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